Ozonoterapia e nutraceutica nel trattamento delle radiculopatie

da | Mag 10, 2021 | Area Osteoarticolare, CombiNERV

L’ossigeno-ozono terapia è stata introdotta per la prima volta in Italia nel 1985 ed è oramai utilizzata con successo nel trattamento del dolore di origine vertebrale, sia esso dovuto ad una patologia degenerativa della colonna (artrosi) o alla presenza di un vero conflitto disco-radicolare (ernia del disco).

Il trattamento consiste nell’infiltrazione intramuscolo paravertebrale di una miscela di ossigeno-ozono. Il protocollo generalmente prevede uno o due cicli di infiltrazioni a settimana, per un totale di 12-15 applicazioni in un periodo 4-8 settimane. I dati emersi dalla letteratura scientifica, riconoscono a questa miscela gassosa un duplice ruolo, antiinfiammatorio ed antidolorifico.

Ai pazienti sottoposti ad ossigeno-ozono terapia, viene spesso consigliata l’assunzione, per tutta la durata del ciclo di terapia, di sostanze ad azione antiossidante e neutotrofica, in grado di contrastare l’eccessivo release locale di radicali liberi (che promuovono ed accelerano il danno a carico dei nervi) e di favorire la riparazione della fibra nervosa danneggiata.

A tal proposito, assumono una certa rilevanza, antiossidanti di più recente valorizzazione e alta efficacia come l’Acido α-Lipoico (ALA) e la Superossido Dismutasi (SOD), associati a molecole dal noto trofismo a livello del sistema nervoso come la N-Acetil-Carnitina e la Vitamina B12.

L’esperienza clinica sembra suggerire risultati incoraggianti per questa terapia di associazione, sia in termini di riduzione del dolore che di ripresa della capacità funzionale. Le due metodiche terapeutiche sembrano infatti completarsi a vicenda in quanto l’ossigeno-ozono terapia garantisce lo spiccato effetto antalgico ed antiedemigeno periradicolare, nonchè la possibile riduzione della componente discale erniata del conflitto, mentre la terapia antiossidante e neurotrofica fornisce le sostanze necessarie per il nutrimento e la ripesa della radice nervosa, e quindi della sintomatologia periferica, più rapida e più duratura nel tempo, oltre che un trattamento non invasivo ed esente da effetti collaterali. Il risultato finale è un incremento delle possibilità di successo del trattamento, spesso lungo, complesso e economicamente gravoso per il paziente.

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